A proposito degli 80 euro del Governo Renzi per ogni bebè

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Commentando… (del vescovo Adriano)

A proposito degli 80 euro del Governo Renzi per ogni bebè

Un annuncio che fa colpo a prima vista, ma che non va nella direzione giusta. Nella nuova legge di stabilità proposta dal Governo Renzi si prevede un bonus di Euro 80 mensili per ogni bambino che nasce dal 1° gennaio 2015, a tutte le famiglie con reddito non superiore a Euro 90.000! Scusa, sig. Renzi, ma metti sullo stesso piano chi prende Euro 1.000/2.000 al mese con chi ne prende 6.000/7.000? E poi quelle famiglie di basso reddito che nel 2015 hanno dei bambini di 2 o 3 anni, magari appena iniziati a novembre o dicembre, per quelli non prevedi niente? Si fa così l’equa distribuzione? Con questi interventi centralizzati a pioggia, senza conoscere le situazioni reali delle famiglie si fa della propaganda ma non si fa equità!

Se manca una rete sociale che nel territorio riconosce e valuta gli effettivi bisogni o addirittura le povertà e le miserie e si distribuisce indiscriminatamente tanto a chi ha tanto quanto a chi a poco o nulla, non si approfondisce il solco delle disparità e delle povertà? O piuttosto, visto che si considera la fascia da 0 a 3 anni, a partire dal 2015, perché non considerare chi a questa data appunto ha figli di 2 o 3 anni e sono in condizioni di vero bisogno? Chi ha un reddito di Euro 50.000 e oltre, necessita proprio degli 80 euro mensili per il bebè? È sempre la solita storia del mantenere le diseguaglianze, che pur sempre ci saranno per tante ragioni: almeno non conserviamole anche con i bonus di denaro pubblico. Forse non si considera quante di queste famiglie a reddito molto basso si devono dar da fare per riciclare vestitini, passandoseli da una famiglia all’altra, perché certamente non potrebbero acquistarli? E così fanno anche con qualche giocattolo o con altro ancora. E poi quando questi bambini vanno alla scuola dell’infanzia, devono pagare tutti uguale, sia chi ha basso reddito come chi lo ha alto o altissimo. Nel nostro Veneto poi lo Stato non è neanche in grado di offrire la scuola dell’infanzia per tutti, e in molti comuni, dove supplisce la sola scuola paritaria, i genitori devono pagare le tasse come tutti gli altri e in più pagarsi la scuola per il loro bambino, pur con il loro basso reddito, perché lo Stato non vuole tirar fuori neanche un decimo di quello che spende per gli altri bambini che vanno alla scuola statale, e quando tira fuori quel decimo lo fa quasi sempre con grande ritardo, pur sapendo che quel ritardo costringe ad un aumento di spesa per pagare gli interessi alle banche per l’anticipo degli stipendi del personale scolastico. Sembra una cosa da poco, ma “a chi la tocca la tocca” diceva il ‘Tonio’ di manzoniana memoria. Resta comunque che non si tratta di una proposta organica di risposta ad un reale sostegno alla famiglia, ma di intervento improvvisato e neanche tanto bene distribuito. (+ Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 40 del 26 ottobre 2014