Ad onor del vero

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Ad onor del vero

Mi vedo costretto ad intervenire per la terza volta per alcuni chiarimenti circa le vicende e le persone tirate in causa comunicate, se vedo bene, da polesineazzurra.it qualche giorno fa e rivelate dalla ex badessa e ex-monaca Giuliana Ravagnan. Cominciamo da un primo punto, che denota poca o imprecisa competenza dello scrivente. La comunità monacale di Portoviro è nel territorio della Diocesi di Chioggia, ma non “dipende dai gerenti della Diocesi”. Infatti “Ordinario’ del Monastero di Portoviro non è il vescovo di Chioggia, ma il Provinciale dei Frati Minori. L’intervento del vescovo di Chioggia c’è stato solo quando è stato chiamato in causa dall’allora badessa, che chiedeva al vescovo di assicurare al Monastero la messa quotidiana, dopo che la stessa aveva rifiutato il Provinciale e il servizio quotidiano dei frati di Taglio di Po. Il vescovo ha incaricato il vicario di Portoviro a provvedere la turnazione con i preti locali per assicurare tale servizio. Per il resto il vescovo non ha messo lingua, se non rispondere quando interrogato dalle autorità ecclesiastiche competenti. La vicenda della Banca Popolare di Vicenza non ha influito proprio niente su qualsiasi decisione, ma ha provocato solo un po’ di clamore mediatico. Il vescovo stesso interpellato con una telefonata ha detto che lui non era a conoscenza di niente, dato che al tempo dei fatti non c’era e che comunque mai aveva avuto alcuna informazione sulla situazione economica del Monastero, sia passata che presente. Quindi le fonti citate come ‘accreditate’, sono solo ‘insinuanti’ ipotesi infondate. Non corrisponde che tutto sarebbe partito dalla faccenda della Banca vicentina. Altra notizia infondata è che in seguito a questa storia il sottoscritto vescovo Tessarollo, avrebbe chiesto all’ex badessa di ‘poter visionare i conti” del monastero.

Il vescovo non è così sprovveduto da chiedere cose su cui non ha autorità. È curioso che l’articolista non si renda conto quando riferisce che le Clarisse dipendono… solo dalla Congregazione della Vita Consacrata, mentre poche righe prima aveva scritto “dei gerenti della Diocesi di Chioggia, da cui la comunità portovirese dipende”. È serietà professionale questa? Ma forse si tratta di altro! Preciso che la mia richiesta avanzata già anni prima, senza mai avere risposta era altra. I monasteri possono chiedere annualmente alla CEI un contributo dall’8per mille. Ho dovuto sempre sottoscriverlo in bianco, prima della loro compilazione. Tutto si sarebbe potuto risolvere se la ex-badessa e le cinque avessero accolto le indicazioni della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata da cui la ex-badessa dice dipendere unicamente. Era la stessa autorità che l’aveva confermata per diverse volte, ma che ora riteneva di sospenderle tale mandato. Ho poi qualche dubbio sull’affermazione che tutte volessero abbandonare la clausura, accreditando l’idea che forti sono state quelle che hanno lasciato e deboli quelle che hanno obbedito. La Commissaria pontificia inviata è l’autorità suprema del Monastero, cui si deve la stessa obbedienza della badessa di prima. Ed ecco ritornare ancora sulla questione dei soldi, che non è stata minimamente la causa dei problemi e degli interventi dall’alto, perché, ripeto, i problemi erano altri. La calunnia aggiunta è invece l’affermazione riportata genericamente e con inciso tanto sornione quanto impreciso e maldestro, che al monastero “offerte ne sono sempre arrivate molte, e magari a qualcuno – più o meno all’interno del clero – può aver dato fastidio una carità ritenuta “esagerata” verso l’esterno”. Ma chi è questo qualcuno “- più o meno all’interno del clero -”? Ma chi scrive è in grado di assumersi la responsabilità di quanto afferma e di come lo afferma? Anche circa la firma per l’accreditamento delle pensioni si dice qualcosa di insensato. Fino allora le pensioni di tutte erano versate in un conto comune gestito sotto l’autorità dell’allora badessa, come avviene dovunque. Magari il conto poteva essere curato da altra persona, forse esterna! Quando cambia la responsabile, il conto è gestito da lei, per tutte le suore che sono in Monastero. Questa è regola comune e non costrizione. Quando una se ne va richiederà il versamento dove ritiene più opportuno. A proposito poi di angherie, soprusi o interrogatori o altro… si tratta del difficile e ingrato compito affidato alla Commissaria per accertare le criticità… solo che se non ci si vuole rendere disponibili agli accertamenti allora il clima diventa meno piacevole. E qui un’altra aggiunta oscura: “soprattutto del corpo religioso”? Ma chi è questo corpo religioso oppressore? Il redattore sa di chi sta parlando e se non lo sa perché non ha chiesto ulteriori chiarimenti? Segue poi ancora un linguaggio impreciso e confuso. “Ma il Vaticano…”: scusa, ma chi è il Vaticano? Non è stato detto che è la Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata l’autorità dalla quale dipendono le Clarisse? Quindi chi scrive usi il nome giusto e non si rifugi dietro il generico ‘Vaticano’. Se poi la si vuole sapere tutta, il documento finale porta la firma di papa Francesco, altro che il generico e sospettoso ‘Vaticano’. E si continua a insistere sui soldi, che per la terza volta, ripeto, non sono la causa di quanto accaduto, anche se sul loro uso forse qualche perplessità può essere nata. E vai con i termini più imprecisi “altre gerarchie vaticane”. Si tratta di persone che hanno un nome e gestiscono una responsabilità, non di generiche ‘altre gerarchie’. I compiti sono personali, ben definiti e le decisioni firmate. E la ciliegina finale: il complesso di persecuzione. Chissà perché tutti i vescovi contro di lei! Questi vescovi corruttori del provinciale dei Minori, loro Ordinario! E ritorna ancora l’idea che il sottoscritto “voleva vedere i nostri conti”, cosa che non ho mai chiesto se non in riferimento a quanto detto sopra, dato che dovevo apporre la mia firma. Perfino la mia guerra a mezzo stampa, perché ho solo detto che dei loro conti io non conosco niente, rispondendo a una telefonata! Sul fatto poi che la comunità fosse splendida bisognerebbe chiederlo alla Commissaria, forse si sarebbe più precisi.

Dobbiamo infine prendere atto di una sconfitta per tutti. La ricerca di qualche contatto da parte mia, non è mai stata dettata da autorità che non ho sul Monastero, ma solo come tentativo di scongiurare il peggio che poi è avvenuto. Ora non resta che pregare e augurare buon cammino a chi tiene l’antica strada e a chi ha deciso, per propria richiesta alla legittima autorità ecclesiastica, di intraprenderne un’altra, che immagino molto faticosa per tanti motivi.

+vescovo Adriano

Nuova Scintilla n.8 – 25 febbraio 2018