Auguri del vescovo

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Auguri del vescovo

Auguri pasquali a tutti i credenti in Cristo della Diocesi di Chioggia

Carissimi, rivolgo a voi, credenti in Cristo, l’augurio pasquale. Ciò non discrimina tutti gli altri ma impegna la vostra presenza di credenti in Cristo tra gli altri uomini e donne che pure riconosciamo chiamati dall’unico Dio e Padre a “ partecipare alla sorte dei santi nella luce” (Col 1,12), amati e salvati dall’unico Signore Gesù Cristo, “il salvatore di tutti gli uomini” (1 Tm4,10) e animati dallo stesso Spirito di Amore effuso “su ogni persona”(At 2,17). A noi tocca “mostrare con le opere la fede che professiamo” (Gc 2,18). Cosa significa per noi cristiani “fare pasqua”? La Pasqua dice riferimento all’evento della morte e risurrezione del Signore Gesù, con l’invito (precetto) alla confessione e

comunione pasquale. Ma è tutta qua la nostra pasqua, limitata a un solo giorno, al solo rito da compiere in quel giorno? O non è piuttosto un modo cristiano di intendere e vivere la vita, con i suoi desideri, gioie e speranze, con le sue paure e sofferenze, compresa la morte, alla luce del senso della morte e risurrezione del Signore Gesù? Vi rivolgo l’augurio pasquale con due esortazioni dell’apostolo Paolo, incentrate sul tema della morte/risurrezione di Cristo e nostra.

Rm 6, 8.11-12: “Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù. Il peccato dunque non regni più nel vostro corpo mortale, così da sottomettervi ai suoi desideri”. La risurrezione di Cristo porta i suoi frutti in noi, nel nostro corpo, con tutto quello che il corpo ci permette di fare: nel lavoro, nelle relazioni, nella cura, nell’affetto, nell’essere giovani, nell’essere vecchi, nello stare bene e nello stare male. Nelle nostre giornate nulla è banale, tutto ci aiuta a riconoscere Lui e il suo amore e a testimoniare come quel suo amore in noi diventa forza, salvezza, vita eterna già nel tempo presente.

Col 3,3-5: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.(…) Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria”. I credenti devono rivolgere lo sguardo in alto, verso di Lui e le sue promesse, e cercare di comprendere ciò che gli è gradito, ciò che ha fatto lui seguendo il suo esempio: queste sono ‘le cose di lassù’. E in cosa consistono le ‘cose della terra’? I pagani si davano alla sfrenatezza in campo sessuale e all’attaccamento alla ricchezza fino a farla diventare lo scopo della loro vita, il loro idolo. Si noti l’identificazione tra la cupidigia e l’idolatria: chi è troppo attratto dal denaro finisce per servirlo al posto del suo Dio. Dalla pasqua di Cristo nasce il nuovo stile di vita: esso però non si compie in un solo momento, ma è frutto di un cammino possibile per il suo dono e il nostro impegno. è questa la nuova umanità che si va formando a immagine di Dio. L’adesione a Cristo (fede) porta alla vita ‘nascosta in Lui’ (è questa la vita interiore, spirituale, alimentata dai sacramenti), vita che diventa testimonianza agli occhi degli uomini.

A tutti l’augurio di una ‘Vera Pasqua’ di morte e risurrezione in unione con Cristo morto e risorto.

           + vescovo Adriano Tessarollo    

 

da NUOVA SCINTILLA 16 del 20 aprile 2014