Calunniate, calunniate; qualcosa resterà!

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Calunniate, calunniate; qualcosa resterà!

Di questi tempi c’è un gran parlare di diritti e di libertà e pluralità di opinioni. Le trasmissioni radio-televisive sono tutte strumento aperto o occulto di giudizi, di opinioni, di propaganda, non solo di cose da vendere ma di idee o indirizzi di pensiero culturale, politico, economico e religioso. Alcune poi prendono di mira la Chiesa cattolica o i cattolici, spesso parlandone con superficialità e talvolta con grande ignoranza, ma quello che più sta loro a cuore è ‘denigrare’. Certo, c’è anche qualche radio ‘cattolica’ che non sempre usa toni benevoli.

Qualche sera fa a Radio 24 ho sentito degli interventi che parlavano di ‘sbattezzo’. Il modo con cui se ne parlava mi ha fatto esclamare, come si dice popolarmente di chi parla senza cognizione di causa: “questi parlano perché hanno la bocca!”. Chi chiede lo ‘sbattezzo’ intende dire che vuole uscire dalla Chiesa cattolica. Lo faccia, non necessita di alcun permesso o di alcun avviso! Di fatto la richiesta indicata come “sbattezzo” non è altro che la semplice richiesta di annotare a margine dell’atto del battesimo che l’interessato non intende più appartenere alla Chiesa cattolica. Si tratta quindi di una informazione in più sul registro dei battesimi, su richiesta dell’interessato. Il registro dei battesimi non testimonia la fede o meno del battezzato, ma solo registra che è avvenuto un rito richiesto dai genitori di un bambino, rito che comunque è avvenuto e che non può essere annullato, a prescindere dal significato che uno attribuisce a quel rito. Esso comunque è un dato protetto dalla privacy e non di uso pubblico. Quindi nessun mai sbandiera quei dati, a meno che non siano richiesti dall’interessato. La registrazione ha il solo scopo, in caso di richiesta di successivi sacramenti, di attestare di aver ricevuto il battesimo. Quindi la richiesta del cosiddetto “sbattezzo” è una richiesta perfettamente inutile e insignificante, che nasce solo da astio propugnato in passato principalmente dai Testimoni di Geova e oggi dall’Uaar (Unione  atei, agnostici, razionalisti). State sereni, “liberi di non credere” o credere diversamente quanto volete!

 

Di un’altra cosa si è parlato molto in questi giorni nei quali in Senato si stanno facendo tutte le capriole per riuscire a rabberciare una maggioranza per approvare la proposta di legge Cirinnà. Il dibattito lascia intendere che non è proprio pacifica la maggioranza che vuole questa legge, ma piuttosto si cerca di raffazzonarla in qualche modo. Naturalmente poi è la maggioranza che l’ha voluta. Ho l’impressione che si abbia la stessa pretesa di presupporre che quella legge è voluta dal popolo, a grande maggioranza, solo perché qualcuno ha gridato di più. E si fanno passare per pochi retrogradi quelli che qualche dubbio si sono permessi di avanzare. Guai a dire che sono altre le leggi attese dalla stragrande maggioranza (fisco esoso, burocrazia ingombrante, privilegi intoccabili, leggi sulla giustizia, crisi bancarie, famiglie in difficoltà, lavoro…) che rimangono disattese. Se poi un cittadino italiano, per il fatto che è vescovo, si permette qualche osservazione critica, salvati cielo! Lui non può parlare, lui deve parlare solo in chiesa. Ma dobbiamo proprio essere reclusi nelle chiese? Ma se parlano tutti, se ogni minoranza richiede libertà di espressione, se ogni lobby pontifica ed esercita pressioni di ogni tipo, vuoi vedere che proprio i cittadini cattolici non possono esprimere il loro pensiero filosofico e un loro giudizio sulle istituzioni scolastiche, ospedaliere, legali, sociali, caritative, e quant’altro? Ma volete farci credere che siamo proprio gli ultimi in tutto! C’è solo l’orgoglio gay?

+ Adriano Tessarollo

(dal Settimanale diocesano “Nuova Scintilla”, n. 8 del 28 febbraio 2016, p. 13)