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Ascoltando papa Francesco

Lunedì pomeriggio 18 maggio Papa Francesco si è intrattenuto con l’Assemblea dei vescovi italiani per oltre due ore. Dopo la preghiera, il papa ha aperto il discorso con una breve introduzione personale. Poi ha invitato i vescovi a porre domande, a esprimere impressioni, a evidenziare o sottoporre problemi. Gli argomenti toccati sono stati molti e su tutti egli ha detto il suo parere, ha esposto come concretamente si regola, ha esternato i suoi sentimenti, ma anche ha esplicitato le ragioni delle sue scelte e azioni pastorali. In particolare ha risposto a partire da quanto scritto in Evangelii Gaudium, ma spaziando su temi e problemi attuali di grande importanza. Naturalmente ha chiesto a noi vescovi la dovuta discrezione. A tutti i giornalisti, preti o laici invitati ha chiesto di uscire dall’aula. Il colloquio era riservato ai soli vescovi.

Al di là dei temi toccati, peraltro ripeto molto importanti, l’incontro ha avuto il carattere di dialogo e scambio fraterno tra persone che condividono la corresponsabilità del ministero episcopale. Ci ha informati su tante scelte che sta perseguendo, ci ha parlato dei criteri pastorali con cui si muove, ci ha stimolati e incoraggiati nel nostro compito di vescovi e sulle caratteristiche che dovrebbero guidare il nostro stesso ministero: la franchezza, la trasparenza, lo spirito di servizio, il coraggio, la condivisione, la collegialità e la comunione. Anche l’attuale contesto sia italiano che mondiale è stato oggetto di attenzione sia delle domande dei vescovi che delle risposte del papa: uno scambio a tutto campo. Un ‘magistero’ il suo, che avviene nei fatti e nelle parole. Ma forse i fatti precedono le parole e questo può a volte sconcertare qualcuno ma sorprendere positivamente qualche altro, o meglio i più. Questo lascia anche maggiore spazio alla stampa di leggere quei gesti o fatti in vario modo, col rischio anche di un certo fraintendimento talvolta voluto. Io l’ho vissuto come l’incontro con un confratello vescovo, con il suo ruolo naturalmente unico tra i vescovi, che con semplicità, trasparenza e franchezza ci ha detto il suo modo personale di interpretare oggi la missione di ‘vescovo di Roma’ e di romano pontefice. Alla fine ha voluto spendere circa 45 minuti per salutarci tutti uno ad uno con la possibilità di una pur veloce reciproca parola.

+ Adriano Tessarollo