“E tanto tuonò che piovve…”

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“E tanto tuonò che piovve…”

Ormai tutti se lo aspettavano. Anzi già erano cominciati i giri di qualcuno per l’Italia, e anche qualche uscita all’estero, per preparare l’assalto alla diligenza ‘Italia’ ormai vicino. Ci mancava che anche il Presidente del Senato, seguito dalla Presidente della Camera, mentre ancora ricoprivano cariche istituzionali ‘super partes’ si precipitassero a dare avvio alla loro campagna elettorale annunciando la fondazione di un nuovo partito, quasi che non ce ne fossero abbastanza. Bastando il 3% dei consensi una poltrona ci sarà certamente anche per loro e qualche loro amico di ‘liberi e uguali’. Per noi elettori non sarà cosa facile orientarci tra tante sigle, che poi troveremo alleate nelle liste in maniera così complicata che non potremo neanche indovinare a chi andrà poi a finire il nostro voto. Non sarebbe ora di abolire la vecchia contrapposizione tra ‘destra’ e ‘sinistra’ dato che tanti transitano con tanta disinvoltura dall’una all’altra parte? Le cose che più stanno a cuore a tutti gli elettori non le fanno né l’una né l’altra parte, anche se a parole entrambe le parti le annunciano e le proclamano. Quelle cose poi che la gente vorrebbe cambiate, e non sto a esemplificare perché sono arcinote, non le hanno cambiate né l’una né l’altra parte, anche se tutti le promettono in campagna elettorale.

Ma poi, quando hanno in mano le redini… ‘tirano dritto per la solita strada’ con l’accordo di tutti e con qualche finta e numericamente scarsa opposizione, sicuri che nulla verrà toccato. Ma le leggi che si vogliono trovano sempre la maggioranza, le altre no! Visto il riferimento a due parole magiche della Rivoluzione francese, ‘libertà e uguaglianza’, perché si è omesso ‘fraternità‘? Charles Péguy, scrittore, poeta e polemista francese, vissuto a cavallo tra il 1800/900, passato dal socialismo al cattolicesimo, pensava che il motto repubblicano “libertà, uguaglianza, fraternità” dovesse essere riscritto in questo ordine: fraternità, libertà, uguaglianza. L’idea non ebbe successo perché gli anticlericali di turno fecero notare che la fraternità era un concetto cristiano. E a ragione! A questo proposito Edgar Morin, filosofo e sociologo francese, ma di origini ebraiche, diceva che la libertà può essere istituita, l’uguaglianza può essere imposta ma la fraternità, invece, non si stabilisce con una legge, né si impone dallo Stato! Viene da una esperienza personale di solidarietà e di responsabilità. E continuava dicendo che da sola, la libertà uccide l’uguaglianza, e l’uguaglianza imposta come unico principio distrugge la libertà. Solamente la fraternità permette di mantenere la libertà, continuando però la lotta per sopprimere le disuguaglianze. Era un convinto comunista francese ma dopo gli anni ‘68 fu espulso dal partito, avendo maturato un pensiero critico nei confronti di quel pensiero e di quell’esperienza, transitando al socialismo. Anche oggi mi pare che nessuno faccia rifermento alla fraternità, pochi partiti mettano mano all’uguaglianza e tutti parlino invece di libertà. Le prospettive di alleanze politiche mi danno l’idea di abbinamenti del tipo dei piselli che stanno insieme in un barattolo, più che un buon amalgama per operare organicamente insieme. Speriamo bene, ma sarebbe il caso di cambiare logica: abbandonare la logica della contrapposizione e della lotta, anche quella alimentata socialmente, prendendo atto che la lotta di classe o di partito, o di culture, o di popoli o di religioni è contro l’uomo, contro ogni uomo, contro tutti gli uomini.

+ Adriano Tessarollo

Nuova Scintilla n.1 – 07 gennaio 2018