Guardando fuori casa

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Commentando… (del vescovo Adriano)

Guardando fuori casa

È da tempo che si parla della casa comune dell’Europa. Ma il cammino è ancora lungo e gli ostacoli sono molti, tanto che da molte parti si chiede di “tornare indietro” nel senso di “uscire dalla casa Europa”. Nel frattempo si prospetta un’altra realtà, quella dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo, in particolare l’Africa, ma non solo. L’Italia può “difendersi” dai popoli che stanno a nord e da quelli che stanno a sud? E da quelli dell’est? Forse sarà il caso di confrontarci e di fare i conti con queste nuove realtà che non possono essere fermate o negate.

Alle elementari la mia maestra diceva che Dio ha dato all’Italia le Alpi e il mare a difesa dei suoi confini, ma oggi monti e mari non sono più una barriera protettiva. Le barriere protettive devono essere altre: la cultura, il dialogo, il confronto, la consapevolezza della propria identità, il rispetto della diversità dato e ricevuto. Purtroppo in questi anni non è cresciuta l’unità politica degli Stati e dei popoli d’Europa: cioè non è cresciuta la solidarietà e la responsabilità, ma i punti di riferimento sono rimasti, e accresciuti, i diritti e vantaggi economici dei singoli Stati e dei vari gruppi di potere, finanziario, economico, sociale, politico. Non si è sviluppata la logica della solidarietà e dei ‘vasi comunicanti’, secondo la quale il livello più basso si innalza perché ciò che è più alto si abbassa. Ma questo è avvenuto in scarsa misura, anzi i più deboli sono stati oggetto di speculazione da parte dei più forti (vedi tutta la storia dell’innalzamento dello spread, che ha ulteriormente accresciuto il debito pubblico dell’Italia e della Grecia e di altri, proprio nei momenti più critici). Di fronte alle migrazioni dall’Africa, cosa ha fatto l’Europa per aprire un ‘dialogo’ con quell’Africa che continuerà a riversare una quantità sempre maggiore di profughi, di poveri, di sfruttati e ingannati da chi li ‘spreme’, attirati dal miraggio del paradiso europeo, che finisce per loro in acqua o nelle coste italiane e nei centri di accoglienza o in prigione? E non parliamo poi della deriva culturale europea: si è voluto emanciparsi dalle proprie radici cristiane, abbandonare la concezione dell’uomo della filosofia mediterranea, fare passare come progresso culturale l’attacco alla concezione classica della famiglia, togliendole o non riconoscendole il sostegno economico, mettendola sullo stesso piano di qualsiasi altra unione, trascurando il valore assoluto della vita per fare spazio a ‘eutanasia’ a tutte le età, aborti, contraccezioni, fecondazioni di ogni tipo. In questo modo è inevitabile che l’Europa di dopodomani sarà di africani, asiatici, sudamericani, che riempiranno il vuoto lasciato dagli europei, sempre in calo e sempre più anziani, bisognosi della loro assistenza. Speriamo che chi va al parlamento europeo abbia la forza culturale, l’intelligenza e la lungimiranza di pensare a tutti questi ‘veri’ problemi.   (+ vescovo Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 19 dell’11 maggio 2014