La santità è reale ed efficace anche prima di essere proclamata

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La santità è reale ed efficace anche prima di essere proclamata

Prendo spunto dall’intervento pubblicato sul numero scorso di questo settimanale dal titolo “Padre Raimondo resta”. Apprezzo che la testimonianza data da questo sacerdote rimanga viva nel cuore e nei ricordi di chi l’ha conosciuto e incontrato personalmente e di chi ha potuto usufruire del suo ministero di prete, confessore o di guida spirituale. Rimangono anche i ricordi della sua attività pastorale con i giovani di allora all’Oratorio. Rimane pure l’attesa della ‘beatificazione’. Essa peraltro aggiungerebbe certamente il riconoscimento e la conferma della sua ‘santità di vita’, portando altri a conoscenza delle caratteristiche della sua ‘santità’ e additando p. Raimondo alla pubblica imitazione, venerazione e invocazione. C’è da augurarsi che da questa proclamazione scaturisca un rinnovamento della vita spirituale nella nostra Chiesa di Chioggia e nella Congregazione di pp. Filippini, alla scuola delle sue virtù cristiane e del suo ministero di presbitero. Un santo non è uno ‘spot pubblicitario’, ma è ben altro: è un dono per il quale lodare Dio, una persona santa da imitare e un intercessore ‘in cielo’ cui affidare le nostre preghiere. Quanto più sono vere e autentiche queste motivazioni tanto più sarà autentico il desiderio di giungere a vedere riconosciuto e proclamato ‘beato e santo’ p. Raimondo, conosciuto e amato da tante persone. Nel frattempo comunque, è stato scritto, “Padre Raimondo resta” non solo nella sua chiesa dei Filippini, ma nella Chiesa di Chioggia. Quello che non resta invece, e non da oggi, è il suo Ricreatorio-Patronato in quei locali, ambienti e luoghi educativi per tanti ragazzi. Magari avesse continuato a vivere, pur nelle forme rinnovate e adatte alle nuove situazioni ed esigenze! Chioggia infatti non ha bisogno di qualche messa o chiesa in più, ma di educatori della gioventù, accompagnatori delle famiglie, annunciatori della Parola di Dio, educatori di ogni anima che desideri essere accompagnata nell’esperienza di vita spirituale cristiana, testimoni umili, semplici e disponibili a servire la fede e la carità dei fratelli, maestri di preghiera. Da salvare non è la Congregazione o la parrocchia, ma la santità dei loro membri e il servizio per la santificazione dei fedeli.

Leggo, nell’intervento citato, che nella mente dei ‘devoti’ si stanno accavallando queste riflessioni (cito) “mentre la comunità dei padri si sta disperdendo con motivazioni più o meno giustificabili, dando origine a scelte e soluzioni pastorali non da tutti ben accolte”. A questo punto credo opportuna una chiarificazione alla comunità parrocchiale e particolarmente ai ‘devoti’. Le scelte della Comunità dei Filippini o dei singoli padri non dipendono dal vescovo, il quale ‘prende atto’ di quanto deciso o concordato con i loro legittimi responsabili. La comunità parrocchiale è della Diocesi e non può pensare di essere “un’isola” nel territorio cittadino. Per questo, dato che il legale rappresentante ha dovuto essere da parecchi anni un prete italiano diocesano, ho ritenuto opportuno configurare anche la parrocchia “Patrocinio della Beata Vergine Maria e di San Filippo Neri”, che utilizza la chiesa data in uso ai Filippini dal FEC (Fondo edifici di culto), nell’Unità pastorale insieme con le tre parrocchie di san Giacomo, sant’Andrea e san Domenico. Ai padri è stata chiesta la disponibilità di operare a vantaggio di tutte e quattro le parrocchie, pur avendo autonomia sia amministrativa che liturgica nella chiesa loro affidata. Sono sempre stati affidati ai padri incarichi diocesani vari, a loro richiesta o a richiesta del vescovo, inserendoli nell‘Istituto del Sostentamento del Clero”, Istituto nato per il servizio dei presbiteri inseriti nelle diocesi. Le vicende, per varie ragioni indipendenti dal vescovo, hanno preso l’attuale strada. Al vescovo è toccato provvedere al servizio liturgico pastorale in questa chiesa e parrocchia con preti diocesani, concordando con i pp. Filippini l’uso della chiesa e dei locali strettamente necessari all’uso pastorale, fino a data da stabilirsi, quando i padri vorranno tornare. Mi auguro comunque che la disponibilità del sacerdote, al quale, coordinato dal parroco dell’Unità Pastorale, è affidata la cura della chiesa ‘dei Filippini’, possa offrire l’opportunità di coltivare la vita spirituale sia della comunità parrocchiale come dell’intera Unità Pastorale.

    + Adriano Tessarollo