La vita dell’uomo, tra la Terra e il Cielo

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IL VESCOVO ADRIANO INVITA ALLA RIFLESSIONE

Solennità di tutti i Santi e Commemorazione di tutti i fedeli defunti

La vita dell’uomo, tra la Terra e il Cielo

La Solennità di tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i fedeli defunti, mi spingono a una riflessione sull’uomo la cui vita è tra due poli: la Terra e il Cielo. Il libro biblico di Giobbe dà ampio spazio alla considerazione della fragilità dell’uomo, mentre la contemplazione del Signore Risorto spalanca gli orizzonti celesti dell’eternità.

Spulciando in Internet il tema della fragilità, mi sono capitate sotto gli occhi alcune pagine del noto Vittorino Andreoli sul tema appunto della fragilità che l’uomo esperimenta nella sua vita fino alla morte. Fragilità che l’uomo moderno tenta di dimenticare e di nascondersi, specie con l’ebbrezza del potere e della ricchezza.

 

A proposito di ricchezza e potere, Andreoli considera la figura del potente come quella “di colui che pensa di dominare nella società, di chi attraverso la proprietà di minuscoli territori e di un accumulo di carta stampata dalle banche centrali pensa di avere un ruolo e una posizione forte su questa terra… Colpisce ancora di più, dopo aver descritto l’angoscia di fronte al mistero e i tentativi goffi di gestire l’ignoto, come dominino tra gli uomini il potere e la voglia di potere, la convinzione di possederlo, l’illusione di non essere toccati dal limite della fragilità umana. Il potere continua a dilagare tra gli uomini e a produrre maggiore infelicità di quanta non sia legata indissolubilmente alla incomprensione del viaggio che l’uomo sta percorrendo tra pericoli e dolore. Colpisce la tracotanza del potere, la stupidità di chi ignora cosa sia la vita, cosa sia l’uomo, e non riesce a essere richiamato da un’esigenza di reciproco sostegno, di comprensione generale, e invece segue la legge del nemico e la guerra che provoca dolore… Mette angoscia vedere come continui la farsa di un’organizzazione, la politica, che incarna il potere e che attribuisce agli uomini che la reggono un alone da dèi. Volti tracotanti, consapevoli di poter fare leggi e cancellare quelle che non piacciono o non permettono di arricchire. Effigie di chi può tutto, perché il potere è fare ciò che si vuole per il solo fatto di poterlo fare… Il potente finge di gestire la cosa pubblica, di distribuire i beni della comunità a tutti in modo da garantire il massimo livello di felicità su questa terra. Ed è incapace di capire l’uomo nella sua avventura e di percepire il senso della paura, della fragilità umana e del dolore. Un’insensibilità che lo rende inadatto a occuparsi dell’altro, di ciò che è pubblico, poiché mostra soltanto di avere una dimensione distorta di sé e una percezione del mondo che non ha nulla a che fare con quella a cui si lega la condizione umana. È sorprendente osservare la farsa del potere e del danno prodotto da un’istituzione che amministra non il bene del popolo, ma l’interesse di un manipolo di insipienti e di superficiali che si arroga ruoli da padreterno. Si rimane sconsolati vedendo come domini il potere e non la saggezza, che almeno ha consapevolezza della fragilità di ciascuno e dell’intero genere umano, della fragilità della condizione umana. E invece di meditare su come aiutare la fragilità per renderla dal volto umano e non violento, si impone nel mondo la voglia di potere, piccolo o grande, che si diffonde come una epidemia, per cui ognuno ha una carica e dunque la possibilità di dare privilegi e di ricevere onori… Appare ora chiaro a tutti che una civiltà può morire di povertà, ma anche di ricchezza e che muore sempre di stupidità, il cui volto più espressivo è dato dalla voglia del potere, dall’attrazione di questa condizione che genera miseria e seleziona l’ignoranza di chi si sente forte invece che fragile, di chi vuole stare sopra tutti e non invece assieme a tutti, condividendo sorte umana e storia possibile”.

Fin qui Andreoli. Io mi permetto di richiamare che la Festa dei Santi è la Festa della Comunione che siamo chiamati a vivere sulla Terra come anticipo della Comunione nel Cielo, la Festa della solidarietà e santità che anticipa il Paradiso, la Festa del servizio al Signore nostro Creatore e agli uomini da trattare come suoi figli e nostri fratelli, la Festa della Speranza di noi che siamo nel tempo e che contempliamo e proclamiamo realizzata nei Santi che sono presso il Signore Eterno.

+ vescovo Adriano Tessarollo

 

 

da NUOVA SCINTILLA 41 del 4 novembre 2012