Perdere o guadagnare?

Facebooktwitterpinterestmail

Commentando… (del vescovo Adriano)

Perdere o guadagnare?

“A chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha” (Mc 5,25).

A sentire i commenti sulla nuova ‘Legge di Stabilità’ o la tradizionale ‘Manovra Finanziaria’, sembra che tutto sommato si continui a dare a chi ha già ‘abbastanza’ o ‘molto’ e a togliere qualcosa o non dare nulla a chi ha poco o nulla. Ritengo sia più facile prelevare poco su tutti, piuttosto che molto su pochi; ma il risultato è che prelevare ancora su chi ha già poco rende la situazione molto difficile per quelle persone. Tagliare un milione a chi ne ha dieci ha minori conseguenze che tagliare cento euro a chi ne ha mille! Ma naturalmente la logica economica e finanziaria vigente manca di ‘moralità sociale e umana’, cioè non ha di mira il diritto-dovere di tutti di poter provvedere col proprio impegno, ingegno e lavoro al sostentamento proprio e della propria famiglia. Mi ricordo

una storiella che mi raccontava, in una parrocchia a Vicenza, un anziano amico. “Tre amici hanno pensato di organizzare una cena invitando gratuitamente persone in situazione di povertà. Stabilirono di portare ciascuno metà di quello che avevano a disposizione per il proprio pranzo. Il primo ha detto: io ho una quaglia in frigo, ne porterò metà; l’altra metà mi basterà per cena il giorno dopo. Il secondo disse: io ho un coniglio, ne porterò anch’io metà. Il terzo disse: io ho un pollo, porterò anch’io la mia metà. Ma poi dissero: ma come facciamo a dare da mangiare a tutti quelli che vogliamo invitare? Uno dei tre ebbe una idea: invitiamo anche quei due nostri amici che hanno uno un maiale e l’altro un vitello e chiediamo anche a loro di portare la metà del loro animale. Così ci fu cibo per tutti. Eppure tutti avevano portato la metà di ciò che avevano. La morale è che per uscire dall’attuale situazione ciascuno deve essere disposto a portare il suo contributo in proporzione di quello che ha, invece pare che tutti chiedano di ricevere in proporzione di quello che già ricevono, cosicché cresce sempre di più il divario tra ricchi e poveri. Pensate cosa vuol dire l’adeguamento delle paghe secondo l’inflazione: altro è l’adeguamento della paghetta di 6/7.000 o 10.000 euro all’anno, altro quello della paga da 20/30.000 euro all’anno e altro ancora quello della paga di 200/300.000 euro l’anno! E anche questi ultimi o penultimi poi si lamentano che è da tanto che i loro stipendi o pensioni non ricevono adeguamenti. Mi risulta invece che proprio questi altissimi stipendi pubblici abbiano ricevuto il loro adeguamento, che equivale a tutta la paga o pensione dei primi. Il punto debole sta nel fatto che ognuno, dalla sua condizione economico-finanziaria, guarda sempre verso chi ha di più e mai si gira a guardare anche verso chi ha meno o nulla. E le rivendicazioni sono sempre per avere di più e mai per dire: accontentiamoci e guardiamo e condividiamo con chi ha meno. Naturalmente, pensare così è essere ‘fuori dal mondo’. Con la frase riportata dal vangelo di Marco e riportata qui sopra, Gesù intendeva dire che con la fede e l’adesione alla sua logica, c’è tutto da guadagnare, ma senza quella fede e quella logica tutto è perduto. (+ Adriano Tessarollo)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 41 del 3 novembre 2013