Quando le opinioni personali toccano la vita delle persone

vescovo
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Quando le opinioni personali toccano la vita delle persone

Che a 56 e 69 anni, come nonni, non si sia in grado di ‘tirar su’ per alcuni anni una nipotina, può essere certo oggetto di opinioni diverse. E’ anche vero che lo stesso Stato chiede a questi stessi nonni, insegnanti, di rimanere al lavoro fino a 67 anni, data la prolungata aspettativa di vita. Se poi gli interpreti ‘del giusto’ o ‘del meglio’ o ‘del diritto’ dello Stato, emettono sentenze diverse e contrarie, di cui nel frattempo sia nonni che nipotina portano le conseguenze, la cosa non può passare inosservata. Problemi di questo tipo dovrebbero essere affrontati con una metodologia che non dipenda dall’ideologia dei giudici, dal loro personale sentire e dall’eccessivo potere e arbitrarietà loro concessi. E’ chiaro che ormai tutto dipende dal modo di concepire la famiglia. Non vale lo ‘jus sanguinis’ o il rapporto affettivo che il bambino ha già sperimentato nella sua famiglia allargata fatta di padre e madre, di fratelli e di sorelle, di nonni e nonne, di zii e cugini.

Purtroppo oggi il concetto di famiglia, nella cultura che si vuole imporre anche giuridicamente sembra non avere più il solido fondamento naturale. Figli avuti con l’utero in affitto, con l’adozione riconosciuta alle coppie omosessuali, con i figli di due papà o di due mamme: la funzione genitoriale è riconosciuta a tutti, perché tutte sono comunque ‘famiglie’. Con la fecondazione assistita spesso i figli giungono in età notevolmente avanzata eppure nessuno obietta niente. Che dire poi quando le famiglie si rompono e poi si ricompongono con le nuove fidanzate o fidanzati di padri o madri, con i figli che vengono dati e accolti in affido anche a single. E si devono togliere proprio ai nonni? Tutti sappiamo quanto oggi i nonni, pur anziani, si prendono cura dei loro nipoti, spesso sia di notte che di giorno, accompagnandoli dovunque, custodendoli, aiutandoli a fare i compiti, sempre in sostituzione di genitori o assenti o notevolmente impossibilitati, dati gli impegni di lavoro e il poco o nulla aiuto che lo Stato, che decide sulla vita di tutti, offre loro. Cari giudici, chiedete a chi ha goduto dell’amore tenero e pacato, ma fedele, dei nonni, pur in avanzata età, se il vostro giudizio e le vostre sentenze trovano riscontro nel pensiero e negli affetti della gente comune. Si ha l’impressione talvolta che le vostre elucubrazioni giuridiche diventino troppo facilmente legge per i più deboli. I potenti magari o le potenti lobby culturali forse riescono a sottrarsi. Il problema non è semplice, per questo esigerebbe maggiore cautela. Io ho vissuto il primo anno e mezzo di vita dai nonni anziani, per la morte della mamma a 36 anni, mentre il papà, rimasto vedovo a 47, doveva occuparsi degli altri 10 figli, tutti tra i quindici e i due anni di età. Non mi vergogno di dirlo, ma quell’esperienza dai nonni ‘vecchi’ mi è sempre rimasta un caro e dolce ricordo. E lo Stato non ci ha messo il naso neanche per aiutarci, ma oggi lo fa per sostituirsi ai diritti naturali.

+ Adriano Tessarollo

da Nuova Scintilla n.47 – 10 dicembre 2017