Commentando…
Laici cristiani nel mondo
50° del Concilio. Quella presenza sognata e proposta
Il Concilio Vaticano II ha riservato un’attenzione del tutto particolare alla realtà del laico cristiano. Il capitolo IV della Lumen gentium rappresenta il primo testo conciliare in tutta la storia della Chiesa dedicato all’identità e al ruolo del laico. Vi si affermano, in particolare, due elementi che vengono a qualificare il laico in rapporto alla missione:
– L’ecclesialità: non solo il laico appartiene alla Chiesa ma è la Chiesa, e il suo farsi presente al mondo non è altro che il farsi presente della Chiesa nel mondo. Scriveva Chenu: “Il laico non è più intermediario, ma è la Chiesa stessa ‘nel’ mondo, nel mondo profano”.
– La secolarità: cioè il laico è chiamato a vivere la sua ecclesialità, in maniera secolare, nell’ambito cosiddetto
temporale, dove egli è impegnato nella costruzione del regno di Dio. “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” (Lumen gentium, n. 31).
Cari cristiani impegnati nella politica, nel sociale e nell’economia, il vostro essere in quel mondo costituisce il valore del vostro essere cristiani, operando in quel mondo che il Padre ha amato a tal punto da mandare in esso il suo Figlio unigenito. Il vostro appartenere a Cristo attraverso il battesimo non è e non deve apparire come un’alienazione dal mondo, ma come elevazione dei valori del mondo. Il laico cristiano è soprattutto colui che è invitato a “essere nel mondo”, pur non essendo del mondo, e a dimostrare mediante concrete opere e stile di servizio e di impegno in che senso Gesù Cristo è per il mondo e gli è contro quando si chiude al disegno di Dio. Voi siete il volto della Chiesa in economia, in politica e nel sociale. E se il clero e la Chiesa devono chiedersi che volto di Chiesa stanno mostrando, molto di più dovete chiedervelo voi che siete la Chiesa in quelle realtà. Lì voi siete il volto dell’azione di liberazione, di speranza e di salvezza dell’uomo, che Dio ci ha manifestato in Gesù, con attenzione a ogni uomo, in ogni sua età, condizione e cultura. Voi siete parte del grande popolo di Dio in cammino nella storia, al quale appartenete come cattolici, ma dove incontrate altri credenti in Cristo, altri credenti in Dio e tutti gli altri uomini, perché «Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1Tm 2,4). La forza per la vostra testimonianza coraggiosa la attingete alla sorgente dello Spirito Santo e la alimentate alla Luce della Parola di Dio e con la preghiera e i Sacramenti. Il Concilio (Gaudium et spes) propone l’immagine di una Chiesa che si immerge nel mondo per essere solidale con le sue gioie e le sue speranze e si fa carico delle sue tristezze e delle sue angosce, “dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono”. E’ in queste realtà, cui appartiene, che il laico è chiamato e inviato a operare, facendole proprie. Il laico cristiano, con ogni altro laico, si deve porre la domanda: quali sono “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono”, perché esse diventino “pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”, poiché “nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.
Cordialmente, vescovo Adriano Tessarollo
da NUOVA SCINTILLA 39 del 21 ottobre 2012