Commentando… (del vescovo Adriano)
A proposito del referendum di Bologna
Nel Comune di Bologna è stato tenuto il referendum proposto per togliere il contributo del Comune alle Scuole dell’Infanzia pubbliche paritarie, ma naturalmente l’intento era quello di estendere la battaglia a livello nazionale. Ho seguito attentamente le argomentazioni sulla stampa e alla radio (la TV ormai è fuori dai miei orizzonti e vivo bene lo stesso!). Mi hanno colpito i ragionamenti del gruppo o comitato “33” che ha promosso il referendum a Bologna, sottolineando che non è giusto dare finanziamenti alla scuola pubblica paritaria mentre nella scuola pubblica statale manca la carta igienica! (Non so quanto sia costato il referendum: si potevano usare quei soldi per comperare altrettanta carta igienica per la scuola statale, anziché schede da buttare!…).
Mi vengono spontanee due considerazioni.
La prima. Il famoso articolo 33 della Costituzione italiana recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali”. Se paghi le spese a quelli delle scuole pubbliche statali, perché non le paghi anche a quelli delle scuole pubbliche paritarie? Ma che libertà e trattamento equipollente è quello che chiede gli stessi doveri e non riconosce gli stessi diritti? Se lo Stato per un bambino paga circa 600 euro (seicento!) nella scuola pubblica paritaria al posto di pagarne 6.000 (seimila!) nella scuola pubblica statale, ha oneri o vantaggi? Se la matematica non è un’opinione a me risulta un vantaggio, non un onere! Non si potrebbe usare la ragione anziché l’ideologia che porta a disconoscere questa lampante verità? Pensiamo agli ‘oneri’ risparmiati nelle Scuole dell’Infanzia del Veneto, dove abbiamo circa 98.000 bambini alla scuola pubblica paritaria: fate i vostri conti e tirate le conclusioni! Forse è il caso che ci svegliamo e portiamo il problema davanti ad un tribunale internazionale o europeo che riconosca la discriminazione che viene fatta verso i bambini delle famiglie che scelgono la scuola pubblica paritaria, rispetto agli altri!
La seconda. Ho sentito spesso alla radio in questi giorni che bisogna rispettare quello che intendevano con l’articolo 33 della Costituzione ‘i Padri della Costituzione”. Mi fa piacere sentire questa terminologia di rispetto, che nella Chiesa usiamo per i “Padri della Chiesa’ riconoscendo l’autorevolezza dei teologi e scrittori cristiani dei primi secoli. Ma non sento altrettanta devozione e rispetto da parte di questi signori nel chiedersi cosa intendevano per ‘famiglia’ quei “Padri costituenti” che hanno ugualmente scritto gli articoli 29 e 31 della Costituzione, che recitano: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare” (29), e “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo” (31). Chissà se allora quei ‘padri’ intendevano per ‘famiglia’ e ‘matrimonio’ quello che gli stessi signori del ‘Comitato 33’ intendono oggi. Dico questo perché come capofila dell’opzione B, quella che voleva negare il contributo alle scuole pubbliche paritarie di Bologna (che ha raggiunto il 59% dei circa 29% dei votanti, quindi una netta minoranza di circa il 17% degli aventi diritto al voto!), si è schierato il signor Stefano Rodotà, che qualche gruppo di parlamentari ci voleva offrire come presidente di tutti gli Italiani! Ma per ora…! (+ Adriano Tessarollo)
da NUOVA SCINTILLA 22 del 2 giugno 2013