Da dove vengono queste montagne di soldi?

adriano tessarollo
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Da dove vengono queste montagne di soldi?

Ascoltando qualcosa sul calciomercato, la vendita della squadre italiane e altro mi è venuto lo sfizio di guardare in internet il prezzo dei contratti dei calciatori. Devo dire che me ne intendo poco, però sentendo parlare anche di oltre 100 milioni che una squadra spende per comprare un calciatore da un’altra, mi sono chiesto da dove vengono tutti quei soldi, da chi vengono prelevati o dati, dato che nessuno li mette per rimetterci. So che i ritorni possono essere di varia natura. Ho guardato poi in internet la paga giornaliera di 31 calciatori cosiddetti ‘vip’ e ho visto che varia dagli € 198.812 del più pagato, e giù a € 90.000, a € 35.000, fino a € 2.700 e al più basso giornaliero che è di € 1.212. La maggior parte di questi 31 ‘vip’ si muove tra i 50 e i 15 mila Euro giornalieri. Certo ci sono da considerare tante cose, ma tutto questo giro di soldi verrà pure attinto da qualche parte! Per non parlare poi di quanto costano le strutture per questo sport, e poi tutta la macchina organizzativa pubblica e privata. Va bene che c’è un esercito di altri, i più, che sono ingaggiati per molto meno! È dunque lecito chiedersi quale sia la valenza sociale di tutto il fenomeno calcistico. Io penso che le squadre ormai si riducano ad una etichetta, un nome, dietro il quale non sempre si sa chi ci sta e quanto lucro abbia e come investa quei guadagni. Va riconosciuto che questo sport mette in moto negli animi di tanti genitori e ragazzi il sogno di diventare come quei ‘vip’, e magari di arricchirsi come loro. La domanda si allarga: quanto si investe in questo e in ogni altro sport perché possano essere ‘educativi’ per tutti i ragazzi, senza fare spazio esclusivamente, attraverso selezioni sempre più severe, ai pochi che meglio riescono in ogni disciplina? È vero anche che l’anima dello sport è la competizione e che il suo ideale è ‘vincere’. Ma a quale prezzo? Quanti cadono vittime di questa assoluta necessità di vincere a tutti i costi, spesso a costo della persona stessa? Il sociale, lo stato, quanto investono invece sullo sport perché sia luogo di salute fisica, mentale, sociale e personale? Il privato investe ordinariamente solo se vi vede un ritorno, in un modo o nell’altro.

 

Leggevo però qualche tempo fa che anche la stampa laica sta riconoscendo che gli oratori parrocchiali sono oggi tra le poche realtà che organizzano e promuovono quasi gratuitamente momenti e tempi ricreativi e formativi, specie durante l’estate quando i ragazzi non sono impegnati nella scuola. Qui i giochi sono competitivi ma non selettivi. Non viene eliminato nessuno. Casomai viene incoraggiato e accompagnato. Gradualmente anche i nostri Comuni, per fermarsi a questi, hanno troncato ogni sostegno e aiuto perché questi ‘oratori’ possano offrire il servizio a tutte le famiglie che lo richiedono, anche a quelle che non si possono permettere palestre o campi da tennis riservati a pochi. Magari sono propensi a tassare anche quelle aree o aule, o le piccole rivendite di ghiaccioli, ma non sostengono quelle attività richieste e scelte da molti. Magari ci si nasconde dietro la solita rivendicazione della laicità, pensando che negli oratori si giochi col pallone cattolico!

Ma noi, nonostante questo essere dimenticati dalle istituzioni pubbliche, continueremo il nostro servizio: con i nostri poveri mezzi e armati di amore per i nostri ragazzi, non rinunciamo al tentativo di offrire loro un servizio ricreativo, educativo e formativo. Spetterà a loro poi, da adulti, scegliere il loro orientamento di vita, sia religioso che civile e politico.

+ Adriano Tessarollo

PS.: Per tre settimane “Nuova Scintilla” chiude, auguro quindi ogni bene e buone ferie, lunghe o brevi, a tutti, pronti poi per la ripresa dell’impegno quotidiano.

 

Da Nuova Scintilla n.32 – 14 agosto 2016