Di fronte alla stessa legge sentenze tanto diverse

Vescovo-Adriano-Tessarollo
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Di fronte alla stessa legge sentenze tanto diverse

Rientra ormai nell’ordinarietà leggere di sentenze non solo diverse, ma anche opposte, di fronte agli stessi eventi e alle stesse leggi. Molto, se non tutto, dipende dalla persona del giudice che si ha la fortuna o la disgrazia di incontrare. Molto dipende anche dall’avvocato da cui si ha la possibilità di farsi assistere. È cronaca quotidiana sentire di sentenze contraddittorie, anche in tribunali europei, ribaltate da un giudice rispetto ad un altro, in ogni ambito. Proviamo però a pensare cosa significa per chi si trova a vivere anni di attesa, non sapendo ‘come finirà’ il suo ‘caso’, non su cose da poco ma  su decisioni che ‘distruggono’, se non la vita stessa, la sua qualità, le speranze, le prospettive familiari… . Non era poi tanto superficiale il vecchio detto latino che traduco : “tante teste, tante sentenze”. Solo che, ripeto, si tratta di sentenze così gravi che uccidono o fanno rivivere! È pacifico che non ci sono soluzioni facili a problemi complessi, ma almeno qualche attenzione dovrebbe essere assicurata.

È esagerato dire che spesso la malavita la fa da padrona per lunghi anni, e dopo anni di indagini, ricerche, lavoro delle forze dell’ordine, si arriva alla conclusione anche con condanne, oppure con prescrizioni, o con archiviazioni o altro. Ma intanto chi ha subito ne sopporta le conseguenze a sue spese economiche, psicologiche e familiari. E finché si contrasta una banda o un malavitoso, altri dieci ne sorgono, a tutti i livelli: malavita, corruzione, mafie varie di ogni genere! Come dare un chiaro segno che per definizione punibile è chi prende l’iniziativa di delinquere, di turbare la vita altrui, chi pensa di campare attaccando senza scrupoli la vita degli altri, chi per 50 euro che ruba ne fa 200 di danni, chi fa vivere gli altri nella certezza che se non è oggi sarà domani che qualcuno ti capiterà in casa… con la certezza che il giorno dopo sarà libero di continuare il suo ‘lavoro’? Se per fermarlo gli torci un capello, hai la presunzione, se non la certezza, che sarai tu condannato. Il danno lo subisci subito, il risarcimento non l’avrai mai, e la sentenza arriverà anni dopo, e non saprai come andrà a finire! Ma nel frattempo la tua vita e la tua pace saranno fortemente turbate. Bisognerà allora dire a chi ti aggredisce fuori o in casa: prego, si accomodi, faccia pure, sperando che questo non ti picchi, non ti bastoni prima di metterti a soqquadro la casa, esigendo che gli consegni ogni cosa? Non caviamocela parlando di populismo o di ‘pancia’! Altrimenti facciamo nostro il detto manzoniano: “A chi la tocca, la tocca!”.

+ Adriano Tessarollo

Nuova Scintilla n.11 – 19 marzo 2017