Formiche e cicale

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Formiche e cicale

Conosciamo tutti la storia della cicala e della formica. Una cicala, dopo aver cantato tutta l’estate, al sopraggiungere dell’inverno si è trovata sprovvista di cibo. Essa si rivolgeva a chiedere del grano a quella formica che durante tutta l’estate aveva immagazzinato cibo in previsione dell’inverno, almeno per poter sopravvivere fino alla nuova estate. Ma una bella volta la formica si stufò e chiese alla cicala: “Ma che facevi durante l’estate?”. “Cantavo” rispose la cicala! “E adesso ‘balla!’”, concluse la formica. Mi vien da pensare che anche nella nostra Italia (e non solo) si ripeta qualcosa di simile. A fronte di tante formiche che risparmiano, troppe cicale ‘cantano’ e mangiano e quando arriva il momento del bisogno si rivolgono alle formiche non solo a chiedere ma a prelevare i loro risparmi. Mi riferisco al fatto che sento che il debito pubblico continua a crescere (si pagano circa 70 miliardi di interessi annui, che cresceranno, dato che il tasso di interesse va crescendo), dato che i nostri politici sono più interessati a litigare che a risolvere i veri problemi del paese.

Dal 2008 son passati un bel po’ di anni, e in tanti hanno continuato a dirci che la fine della crisi è imminente, ma tutti sapevano che non era vero (o erano, come si dice ‘storni’ per crederlo). Da quanti anni governi e ministri dell’economia ci hanno sempre detto che le nostre banche erano sicure (certo lo erano per i risparmi degli italiani piccoli o medi), ma si sono mangiati anche quei risparmi. E il famoso prestito delle formiche alle cicale (debito pubblico) continuava a crescere sempre più, dato che perdurava l’inverno e non giungeva l’estate… anche durante l’estate. Ora ci è richiesto un piccolo segno di poco più di 3 miliardi, per mostrare che non continuiamo sempre a fare le cicale, ma non riusciamo a trovarlo. Certo, si troverà andando ancora una volta dalle formichine, prelevando ancora i loro risparmi. Ma le cicale continueranno a cantare e mangiare: nessuna riforma e nessuna legge che abbia come fine il contenimento della spesa pubblica, tagliando salari alti e privilegi (che, anzi, continuano ad aumentare), non si investe in ciò che produce reddito, ma si distribuisce a dritta e a manca, sempre incrementando il debito pubblico, si legifera a vantaggio economico delle lobby di potere, sotto pretesti di ogni genere, e invece di darsi preoccupazione di sostenere chi produce, si preferisce distribuire denaro per consumare. Chi tenta di produrre viene tassato e tartassato, scoraggiando chiunque abbia un po’ di buona volontà. Per non parlare della ‘ragnatela burocratica’ in cui i grandi legislatori e fiscalisti hanno impigliato tutti i cittadini medi o piccoli (i grandi e privilegiati se la cavano sempre), sommersi da un apparato tecnico-burocratico che rende prigionieri dentro e fuori casa e manipolati nel nostro stesso essere dall’arroganza senza limite. Basta mettere insieme un po’ di gente in piazza a gridare, specie nelle vicinanze delle elezioni, per ottenere decreti in proprio favore. Ormai si sta svendendo tutto. I cittadini sono numeri da avere dalla propria parte, elettori cui strappare il consenso, consumatori da incentivare, produttori di reddito ai quali imporre prelievi fiscali. Grandi spese, naturalmente pagate dai cittadini, reggono la macchina propagandistica di ogni tipo che assicuri persuasione e assoggettamento di nazioni e popoli. Ma quale valore educativo ha la congerie di leggi che vengono emanate, abrogate, riproposte, dichiarate incostituzionali, smentite dai giudici nelle loro applicazioni… e vai… quale valenza educativa hanno? I nostri mille legislatori eletti in Italia, alla Camera e al Senato, e gli altri mandati in Europa hanno consapevolezza della loro responsabilità, per non parlare di chi poi amministra e governa?

+Adriano Tessarollo

Da Nuova Scintilla n.5 – 05 febbraio 2017