LETTERA QUARESIMALE DEL VESCOVO

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LETTERA QUARESIMALE DEL VESCOVO. Un pensiero speciale per i giovani e per i presbiteri

Per rinfrancare i cuori

Carissimi fratelli e sorelle della Diocesi di Chioggia,vi rivolgo queste poche righe in occasione dell’inizio della Quaresima. Il santo Padre, papa Francesco, nel suo Messaggio per la Quaresima 2015, dal titolo“Rinfrancate i vostri cuori (Gc 5,8)”,  ricorda  a tutti noi, indistintamente, che “la Quaresima è un tempo di rinnovamento per la Chiesa, le comunità e i singoli fedeli. Soprattutto però è un “tempo di grazia” (2 Cor 6,2). Dio non ci chiede nulla che prima non ci abbia donato: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1 Gv 4,19). Egli chiede che tutti per questa Quaresima ci impegniamo contro “una delle sfide più urgenti… quella dellaglobalizzazione dell’indifferenza. L’indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani. Abbiamo perciò bisogno di sentire in ogni Quaresima il grido dei profeti che alzano la voce e ci svegliano. Dio non è indifferente al mondo, ma lo ama fino a dare il suo Figlio per la salvezza di ogni uomo”. Il papa ci richiama che “Il popolo di Dio ha bisogno di rinnovamento, per non diventare indifferente e per non chiudersi in se stesso”. Per questo propone “tre passi da meditare per questo rinnovamento”, rivolti ad altrettanti soggetti.
 
  1. La Chiesa Se un membro soffre, tutte le membra soffrono” (1 Cor 12,26) . Il primo soggetto cui il papa si rivolge è la Chiesa intera. “La Quaresima è un tempo propizio per lasciarci servire da Cristo e così diventare come Lui. Ciò avviene quandoascoltiamo la Parola di Dio e quando riceviamo i sacramenti, in particolare l’Eucaristia.In essa diventiamo ciò che riceviamo: il corpo di Cristo. In questo corpo, quell’indifferenza che sembra prendere così spesso il potere sui nostri cuori, non trova posto. Poiché chi è di Cristo appartiene ad un solo corpo e in Lui non si è indifferenti l’uno all’altro. “Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui” (1 Cor 12,26)”. 

  2. ceneri-1

    Le parrocchie e le comunità “Dov’è tuo fratello?” (Gen 4,9). Il secondo soggetto cui il papa si rivolge sono le nostre concrete comunità parrocchiali e locali con i loro concreti problemi. “Quanto detto per la Chiesa universale è necessario tradurlo nella vita delle parrocchie e comunità. Si riesce in tali realtà ecclesiali a sperimentare di far parte di un solo corpo? Un corpo che insieme riceve e condivide quanto Dio vuole donare? Un corpo, che conosce e si prende cura dei suoi membri più deboli, poveri e piccoli? O ci rifugiamo in un amore universale che si impegna lontano nel mondo, ma dimentica il Lazzaro seduto davanti alla propria porta chiusa ? (cfr Lc 16,19-31)…. D’altra parte, ogni comunità cristiana è chiamata a varcare la soglia che la pone in relazione con la società che la circonda, con i poveri e i lontani. La Chiesa per sua natura è missionaria, non ripiegata su se stessa, ma mandata a tutti gli uomini…. Cari fratelli e sorelle, quanto desidero che i luoghi in cui si manifesta la Chiesa, le nostre parrocchie e le nostre comunità in particolare, diventino delle isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza!”.

  3. Il singolo fedele “Rinfrancate i vostri cuori !” (Gc 5,8). Il terzo soggetto cui il papa si rivolge siamo ciascuno di noi, interpellato personalmente. “Anche come singoli abbiamo la tentazione dell’indifferenza. Siamo saturi di notizie e immagini sconvolgenti che ci narrano la sofferenza umana e sentiamo nel medesimo tempo tutta la nostra incapacità ad intervenire. Che cosa fare per non lasciarci assorbire da questa spirale di spavento e di impotenza? Ecco allora le sue tre proposte concrete.

a. “In primo luogo, possiamo pregare nella comunione della Chiesa terrena e celeste. Non trascuriamo la forza della preghiera di tanti!L’iniziativa 24 ore per il Signore, che auspico si celebri in tutta la Chiesa, anche a livello diocesano, nei giorni 13 e 14 marzo, vuole dare espressione a questa necessità della preghiera”. Invito le parrocchie, le Unità Pastorali e i Vicariati a prevedere, secondo le possibilità e le necessità di ciascuna realtà, un’apertura straordinaria di una o più chiese, offrendo la possibilità delle Confessioni e dell’Adorazione Eucaristica. Il sabato sera si può poi concludere con la celebrazione della Santa Messa festiva, senza aver paura di sospendere le altre messe delle chiese vicine. Il tema proposto per la riflessione in quella giornata di adorazione è: Dio ricco di misericordia (Efesini 2,4).

b.“In secondo luogo, possiamo aiutare con gesti di carità, raggiungendo sia i vicini che i lontani, grazie ai tanti organismi di carità della Chiesa.La Quaresima è un tempo propizio per mostrare questo interesse all’altro con un segno, anche piccolo, ma concreto, della nostra partecipazione alla comune umanità”. Propongo che ogni parrocchia accolga le indicazioni diocesane e alla fine della Quaresima sia dato puntuale resoconto alle singole comunità delle loro offerte e dell’uso parziale fatto anche per situazioni di bisogno nelle stesse comunità.

c. “E in terzo luogo, la sofferenza dell’altro costituisce un richiamo alla conversione, perché il bisogno del fratello mi ricorda la fragilità della mia vita, la mia dipendenza da Dio e dai fratelli. Se umilmente chiediamo la grazia di Dio e accettiamo i limiti delle nostre possibilità, allora confideremo nelle infinite possibilità che ha in serbo l’amore di Dio. E potremo resistere alla tentazione diabolica che ci fa credere di poter salvarci e salvare il mondo da soli”. Un gesto concreto da esercitare può essere l’impegno a compiere qualche atto di presenza e vicinanza a qualche vicino, segnato dalla sofferenza personale vissuta nella solitudine per l’indifferenza della comunità, o dei vicini forse dello stesso sacerdote. Tale esperienza può essere occasione per ciascuno di prendere coscienza anche delle nostre personali fragilità e limiti che oggi toccano o domani toccheranno anche noi.

Vorrei ora rivolgermi particolarmente ai giovani e ai presbiteri.

Cari giovani, vedo che siete sempre meno numerosi alla partecipazione della vita della Chiesa, che tra i doni del Signore ha particolarmente il compito di offrirvi quello della Parola e dei Sacramenti. Talvolta mi chiedo in che misura possiamo essere noi, ministri della Parola e dei Sacramenti, la causa del vostro allontanamento. Vi invito a non accettate di impoverirvi spiritualmente sempre di più, ma fate piuttosto sentire le vostre esigenze, la vostra sete di Dio e della sua Parola, scuotete anche noi con la novità e freschezza e con l’autenticità delle vostre aspirazioni. Non rassegnatevi all’indifferenza e aiutate anche noi a non rinchiuderci in ritualismi abituali che non parlano al vostro cuore e alla vostra anima. Non abbandonate le vostre chiese, piuttosto occupatele e fate sentire la vostra voce che chiede annuncio del vangelo, testimonianza di amore, passione per la vita e la giustizia. Avrei un grande desiderio di avervi come interlocutori che stimolano un cammino di rinnovamento della nostra Chiesa. Rinnovamento sullo stile di Gesù, che non temeva di trascurare le ‘tradizioni degli uomini’ (Mc 7,8) per aprirsi alla giustizia, alla misericordia, alla fedeltà’ (Mt 23,23). Mi chiedo pure: ‘ma negli anni in cui in qualche modo avete partecipato alla vita della Chiesa vi abbiamo fatto conoscere e incontrare Cristo, o Gesù Cristo è rimasto per voi una figura strana, lontana dalla vostra vita e dai vostri pensieri? Vi abbiamo insegnato con la parola e con l’esempio a pregare? Riusciamo oggi ad annunciarvi il suo vangelo in maniera affascinante e provocante, e a far sì che esso trovi spazio e risonanza nei vostri pensieri e nella vostra vita. I Sacramenti che valore hanno per voi? Non vi è per caso rimasta di essi solo la memoria di riti o cerimonie che fanno i preti e ai quali vi è toccato partecipare o assistere in maniera passiva, nell’attesa finalmente di non essere più precettati dai genitori a parteciparvi? Sta per iniziare la ‘Quaresima’: cosa dice a voi questa parola e questo tempo? 

Mi piacerebbe farvi pervenire questi pensieri e questi interrogativi, per trovare insieme ‘vie di comunicazione e di dialogo’; per affrontare davvero ciò che state vivendo, ciò che vi  sta a cuore, ma anche ciò che vi manca; ciò che voi stessi state trascurando, con non piccolo impoverimento di orizzonti e di significato per la vostra stessa vita.  Non mi rassegno a dire: che ci posso fare io? Chi fa professione di fede e di amore in Dio Padre, non può dire di ogni fratello, come Caino (Gen,4,9): “Sono forse io il custode di mio fratello?”. Sarebbe praticare ‘la globalizzazione dell’indifferenza”, come dice il papa, nei vostri confronti.

Talvolta mi pare di vedervi digiuni della Parola di Dio e senza fame di vita spirituale e sacramentale. Mi pongo pure la domanda: non saranno senza fame proprio perché digiuni? Forse non vi abbiamo fatto venire fame di gustare il cibo spirituale del Vangelo e dell’amore di Dio? O siete affamati di ciò che non sazia? Vi lascio con un invito del profeta Isaia: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti”( Is 55,2). Il Signore susciti in voi“fame delle  parole del Signore” (Am 8,11). Vi invito a non lasciar cadere le opportunità che sono offerte a voi giovani per la Quaresima e di cui i vostri sacerdoti vi daranno opportuna informazione, magari personale.

Ai presbiteri

Infine un invito particolare a voi, cari confratelli presbiteri, con i quali condivido il dono e l‘onere dell’accompagnamento pastorale dei fedeli di questa nostra Chiesa. E’ uscito il Direttorio Omiletico, che richiama lo spirito e l’importanza dell’omelia nella celebrazione eucaristica domenicale. E’ una preoccupazione già presente nei documenti del Vaticano II°. Essa ha segnato pure la preoccupazione dei papi del post-concilio, specialmente di papa Benedetto XVI° e papa Francesco. Ora questo Direttorio Omiletico ne raccoglie il messaggio e gli auspici. Certo esso richiederà attenzione e meditazione da parte di tutti noi. Ma fin da ora io vorrei che in questa Quaresima diventasse esercizio ‘penitenziale’ in senso di esercizio di ‘conversione personale’, la preparazione dell’omelia domenicale. Sarà esercizio di un nostro serio, vitale e pregato incontro con la Parola, che poi abbiamo la missione, e mi auguro la gioia, di annunciare. Infatti – ci ricorda il Direttorio al n. 5 -, “In quanto parte integrante del culto della Chiesa, l’omelia deve essere tenuta soltanto dai vescovi, dai sacerdoti o dai diaconi. L’intimo legame tra la mensa della Parola e la mensa dell’altare comporta che ‘l’omelia di solito sia tenuta personalmente dal sacerdote celebrante’ o comunque sempre da chi è stato ordinato per presiedere o stare all’altare”. Il fatto che l’omelia sia riservata solo a noi, ci dice quale grave responsabilità abbiamo nei confronti di essa di fronte al popolo cristiano riunito nell’Assemblea liturgica. Essa non si improvvisa, come ricorda ancora il Direttorio, alla fine del n. 3, e che io vi propongo come ‘faticoso e impegnativo’ cammino penitenziale quaresimale, cioè cammino di conversione alla qualità del nostro servizio al vangelo: “L’essenziale è che l’omileta ponga la parola di Dio al centro della propria vita spirituale, conosca bene il suo popolo, rifletta sugli avvenimenti del suo tempo, cerchi incessantemente di sviluppare quelle capacità che lo aiutino a predicare in maniera appropriata e soprattutto che, cosciente della propria povertà spirituale, invochi nella fede lo Spirito Santo quale principale artefice nel rendere docile ai divini misteri il cuore dei fedeli. Lo ricorda così Papa Francesco: «Rinnoviamo la nostra fiducia nella predicazione, che si fonda sulla convinzione che è Dio che desidera raggiungere gli altri attraverso il predicatore e che Egli dispiega il suo potere mediante la parola umana» (EG 136)”. Auguriamoci, impegniamoci e preghiamo perché, come dice ancora il Direttorio al n. 10, “Con questa viva esposizione della parola di Dio che viene proclamata, anche le celebrazioni della Chiesa che si svolgono, possono ottenere una maggiore efficacia, a patto che l’omelia sia davvero frutto di meditazione, ben preparata, non troppo lunga né troppo breve, e che in essa si presti attenzione a tutti i presenti, compresi i fanciulli e la gente semplice (OLM 24)”.

Che sia una Quaresima di santificazione per tutti.

Chioggia, 18 febbraio 2015, mercoledì delle ceneri

+ Adriano Tessarollo

(Foto Donaggio)