Tre diaconi ‘permanenti’ per la nostra Chiesa

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Tre diaconi ‘permanenti’ per la nostra Chiesa

La nostra Chiesa di Chioggia conta tre diaconi permanenti, due ordinati 29 anni fa e uno ordinato 21 anni fa. Domenica 23 ottobre in Cattedrale alle ore 16.00 saranno ordinati tre altri diaconi, due sposati e uno celibe. Preciso brevemente le due parole “diaconi permanenti” perché la comunità cristiana deve conoscere questo “ministero/servizio” che esiste nella Chiesa, augurandoci anche che conoscendolo, altri possano rispondere alla chiamata a questo servizio. La parola diacono viene dal greco ‘diaconia’ che, in due diversi sensi, si utilizza più o meno cento volte nel Nuovo Testamento, essendo questo il loro significato: ministero/ministro o servizio/servo. Ma per quale ministero/servizio è ‘consacrato’? Il Concilio Vaticano 2° ha proposto il ripristino di questo ministero/servizio con queste parole: “E’ ufficio del diacono amministrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, leggere la Sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura”. (LG 29). Partecipa quindi al triplice ministero della parola, della liturgia e della carità, imitando e rendendo presente l’azione di Cristo Servo.

Il diacono con l’ordinazione partecipa all’Ordine Sacro, che si articola nei tre gradi: diacono, presbitero e vescovo. Condivide quindi nel suo grado la grazia sacramentale dell’Ordine sacro. Il diacono può essere sposato o celibe. Se sposato, deve condividere questa scelta con la moglie, perché il ministero diaconale non deve in alcun modo compromettere la precedente scelta matrimoniale, anzi la può addirittura rafforzare e consolidare con una maggiore adesione alla Parola di Dio e una più intensa partecipazione alla vita sacramentale. Se non è sposato al momento della sua scelta e ordinazione diaconale, egli si impegna a vivere nello stato di celibe, consacrandosi anche attraverso l’impegno della verginità per il Regno al servizio dei fratelli. I diaconi normalmente continuano ad esercitare la loro professione, provvedendo dignitosamente alla propria vita e a quella della loro famiglia. Sono definiti poi ‘permanenti’ perché l’ordinazione diaconale non è temporanea in vista poi di accedere all’ordine del presbiterato, cosa che avviene invece per chi abbraccia fin dall’inizio questa scelta, esercitando il diaconato temporaneamente, in attesa di accedere al presbiterato. Il diacono condivide la condizione di vita e di lavoro professionale con i laici, potendo così anche facilitare un collegamento tra le due situazioni dei presbiteri e dei laici. Il diacono permanente è ordinato per il servizio al quale il vescovo lo destinerà, tenendo conto delle sue particolari attitudini, abilità, preparazione e spiritualità e compatibilmente con la sua professione e le esigenze della famiglia. Non è quindi ordinato per se stesso o la sua famiglia ma per l’intera Chiesa diocesana, servizio che eserciterà in qualche parrocchia o istituzione ecclesiale. Veste propria del diacono è la dalmatica, da indossarsi sopra il camice e la stola; tuttavia la dalmatica solitamente si può tralasciare. Ma mentre la stola indossata dal sacerdote o dal vescovo gira attorno al collo e scende davanti, diritta, la stola indossata dal diacono poggia sulla spalla sinistra e, passando trasversalmente davanti al petto, si raccoglie sul fianco destro. Un augurio ai neo-diaconi e una particolare preghiera perché siano un bel segno di Cristo servo nella nostra Chiesa, diventando stimolo perché altri possano offrirsi per tale ministero/servizio.

+ Adriano Tessarollo

Da Nuova Scintilla n.39 – 23 ottobre 2016