Un nazione divisa

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Commentando… (del vescovo Adriano)

Un nazione divisa

“Se un regno (o una casa) è diviso in se stesso, quel regno (o quella casa) non può reggersi” (Mc 3,14)

Ascoltando le vicende della nostra nazione in queste settimane, anzi in questi mesi, anzi in questi anni o decenni, si ha proprio la sensazione che le divisioni sociali, politiche ed economiche siano tali da portarci sempre più verso l’impossibilità di ‘reggerci’. Non si tratta di pluralità di visioni che arricchiscono e migliorano il bene comune, ma di contrapposizioni ideologiche che si manifestano in continui diverbi che oramai stancano un po’ tutti. Ma quando dico contrapposizioni ideologiche dico contrapposizioni legate principalmente alla difesa di interessi di gruppi, di categorie e di parti, fatte passare come modi diversi di realizzare il bene comune. E i poveri cittadini assistono impotenti all’immobilità ideologica finalizzata alla conservazione dei

privilegi e interessi dei pochi. Il problema è per loro solo fare apparire l’altro come causa degli attuali mali, dell’immobilismo, della quantità di attuali leggi, decreti, circolari ecc. che altro non fanno che imbrogliare sempre più la strada alla maggioranza della popolazione meno abbiente. Politici ufficialmente contro politici, ma tutti d’accordo nel non cambiare nulla! Politici, responsabili delle leggi che approvano contro magistrati chiamati (o meglio arrivati e pagati) per applicare le leggi. Cittadini contro magistrati e giudici perché intasano cause e sentenze che non arrivano mai! Avvocati impegnati ognuno non a difendere la giustizia ma a difendere il proprio cliente, con l’abilità di convincere il giudice a dare ragione a lui. Sindacati contro imprenditori ognuno preoccupato di ottenere il più possibile, ognuno arroccato sulla difesa del capitale o della lotta di classe. Fisco contro i cittadini, specie verso i più controllati e spesso i meno ricchi, con imposizioni fiscali sempre più esose, tanto da indurre il cittadino a sentirsi giustificato di difendersi evadendo il più possibile le tasse. Ci manca che spesso ci sia anche la contrapposizione tra amministratori politici e i loro ‘funzionari’ amministrativi che si trovano negli uffici, che con cavilli di qualsiasi tipo impediscono agli amministratori politici di risolvere i problemi dei cittadini. E la gente che dice: ma a chi ci si deve rivolgere per vedere spuntare un po’ di luce? Si ha l’impressione che nel torbido peschino tutti! Lascio a voi giudicare se è visione negativa o realistica se dico che siamo in una situazione di “Si salvi chi può”? Ma chi può, di solito, sono i potenti! Finisco con due versetti del Salmo 58, Salmo che è una forte lamentazione-preghiera-imprecazione contro coloro cui è affidata la giustizia (chi fa le leggi e chi le applica e chi governa): “Rendete veramente giustizia, o potenti (alla lettera ‘o divini’), giudicate con rettitudine gli uomini?… Spezzagli, o Dio, i denti in bocca; rompi, o Signore, le mascelle dei leoni”. Al popolo che si sente divorato e triturato da questi ‘divini’ (il potere inebria così tanto!) non resta che invocare l’intervento divino. Nella speranza che il popolo non decida, ad un certo punto, di farsi giustizia da solo. Fermiamoci, finché siamo in tempo! (+ Adriano)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 35 del 22 settembre 2013