Chiusura diocesana del Giubileo della Misericordia

TESSAROLLO
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Chiusura diocesana del Giubileo della Misericordia

Volge al termine l’anno giubilare nel quale papa Francesco ci ha invitati a riconoscere la misericordia di Dio, a invocare la misericordia di Dio, a donare agli altri la misericordia di Dio. Questi tre atteggiamenti sono racchiusi nel motto: “Misericordiosi come il Padre”. Anche il gesto del passaggio della porta santa ci ha consegnato il papa da vivere nelle nostre cattedrali diocesane o in qualche santuario o anche in particolari chiese in particolari momenti, e molti sono stati quelli che l’hanno vissuto con fede. Un piccolo bilancio personale ed ecclesiale ci può aiutare a vivere il frutto e l’impegno giubilare, anche dopo la chiusura delle celebrazioni giubilari.

Riconoscere la misericordia di Dio. È l’atto fondamentale della fede cristiana. “Dio è amore”, scrive l’apostolo Giovanni in una sua lettera e il riconoscerlo è frutto della fede: “E noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1Gv 4,16). Grazie alla nostra fede riconosciamo e sperimentiamo l’amore di Dio in noi. È per e con questa fede che abbiamo attraversato anche più volte la ‘porta della misericordia’, sicuri di poter contare sulla sua grazia e perdono. È Cristo la porta della misericordia e la sua manifestazione: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv4,10).

Invocare la misericordia. Ogni celebrazione giubilare è stata l’occasione e lo stimolo per invocare la misericordia del Signore con l’atteggiamento e le parole del pubblicano al tempio: “O Dio, abbi pietà di me peccatore” (Lc 18,13). E la certezza del suo amore ha vinto in noi ogni paura, come scrive ancora Giovanni (1G 4,18): “Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.”. Certo, noi non dubitiamo dell’amore pieno e totale di Dio, amore perfetto di Dio per noi.

Donare misericordia. “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). È il dono e l’impegno del Giubileo della misericordia. Che si tratti di dono ce lo ricorda ancora l’apostolo Giovanni: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1Gv 4,19). Ma la controprova che noi accogliamo l’amore di Dio e rispondiamo al suo amore è l’impegno del nostro amore verso gli altri, come continua ancora l’apostolo Giovanni: “Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello” (1Gv 4,20-21). Parole semplici e chiare.

E ora è chiusa la porta della misericordia? Ap 3,7-8 scrive: “All’angelo della Chiesa che è a Filadèlfia scrivi: “Così parla il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre. Conosco le tue opere. Ecco, ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, hai però custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome”. Il Signore ha donato alla sua Chiesa di passare per quella porta aperta da Cristo per tutti noi. Nessuno la potrà chiudere! Attraverso di essa ci è stato donato di poter condividere la bontà, la misericordia e la pienezza della sua grazia! Il Cielo ci è stato aperto nella persona di Gesù Cristo, chiave di Davide, ci fa entrare nella stessa vita di Dio, ci rende divini per dono del suo amore, nonostante la nostra “poca forza” ma purché “custodiamo la sua parola e non rinneghiamo il suo nome”. Non dimentichiamo mai, anzi ripetiamocelo ogni giorno che: “Eterna è la sua misericordia”

+ Adriano Tessarollo

Da Nuova Scintilla n.42 – 13 novembre 2016