COMMENTANDO…Controcorrente: provare a capire!

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COMMENTANDO…Controcorrente: provare a capire!

Tutti vorremmo capire perché tanta gente  rischia e perde la vita per fuggire dalle proprie terre, dalle proprie case, dalle proprie famiglie. Mi pare di riascoltare una pagina biblica molto nota del libro della Genesi: “Il Signore disse ad Abram: Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore…”. Partire, lasciandosi dietro terra, parentela, casa… camminare a lungo in mezzo a pericoli, rischiare o perdere la stessa vita… per arrivare, quando ti va bene, fra gente che non ti riconosce, che ti osteggia, che ti disprezza! Non ci sarà forse nel cuore di tutta questa gente la speranza in qualcosa di meglio per sé e per i propri cari? E chi può fermare la speranza! Come mai si è accesa nel loro cuore la grande speranza che, come Abramo, li spinge a lasciare patria, parenti, casa, per mettersi in cammino, animati dal desiderio e dal sogno di una vita migliore… altrove? E’ quella speranza che li spinge a questa avventura, che spesso si trasforma in disavventura. Spesso è l’oppressione o la minaccia che li fa scappare, lasciandosi tutto alle spalle, compresa lingua e cultura?

Alcune domande interpellano tutti noi che abitiamo i territori dove questi esuli o fuggitivi giungono. Come portare aiuto perché questa gente possa distinguere la speranza dall’illusione, ancor prima di partire? E come portare aiuto perché cessino le pressioni e le minacce che inducono a fuggire? Trova spazio in noi la ragionata volontà di risolvere il problema, eliminando i loro disagi e i nostri disagi che questi ‘arrivati’ certamente provocano o prevale la istintiva reazione alla nostra difesa eliminando le stesse persone, impedendone l’arrivo o respingendole comunque?

Ancora il pensiero va a quegli Israeliti della Bibbia che erano finiti in schiavitù in Egitto: …anch’essi chiamati a uscire dal Signore… in fuga alla guida di Mosè… attraverso il deserto, acque pericolose, subendo l’ostilità di tribù che non permettevano il  passaggio nei loro territori e che ne minacciavano la vita, un itinerario di lunghi anni di ricerca… e finalmente un angolo di terra in cui potersi fermare… finalmente la terra promessa, in mezzo a gente di razza, lingua e religione diversa! Che strane le origini del popolo della Bibbia, perseguitato, oppresso, straniero, popolo di poveri, in fuga, cacciato, rifiutato, eppure si sentiva ‘popolo di Dio’, con in cuore la speranza e la certezza che in quel camminare, cercare e sperare non era solo!

+ Adriano Tessarollo