Giocatori Anonimi (GA), come Alcolisti Anonimi (AA)

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Commentando… (del vescovo Adriano)

Giocatori Anonimi (GA), come Alcolisti Anonimi (AA)

Nei giorni scorsi, o meglio nelle scorse settimane anche la nostra stampa ‘locale’ (Venezia e dintorni) si è occupata del problema (nazionale) delle “Ludopatie”, parola difficile a prima vista ma poi facilmente comprensibile perché significa ‘essere patiti per il gioco’, nel senso più vero cioè ‘essere malati di gioco’ a tal punto da rovinare economicamente se stessi e la propria famiglia o azienda attraverso il gioco. Come l’alcolista rovina se stesso e gli altri attraverso il vino o il drogato attraverso la droga, così succede a chi è vittima del gioco. Questa ‘malattia’ è più diffusa di quanto non si abbia il coraggio di dire, anche da noi. E quel che più dà a pensare è che ci sono una infinità di organizzazioni, piccole e grandi, autorizzate o meno, che ci marciano sopra per farci i loro guadagni, sulla pelle di questi ‘malati’. Anche le istituzioni pubbliche, che su

questo fenomeno hanno l’obbligo di vigilare, esercitano volentieri il diritto di lucrare su di esso, approfittando del fatto che lo devono regolamentare. Bisognerebbe comunque avere il coraggio di chiamare il fenomeno con il suo nome: non si tratta più di gioco ma di malattia, perché non c’è tanta differenza tra il comportamento di un maniaco del gioco e un tossicodipendente o un alcolista: tutti e tre sono schiavi di una smania che li spinge verso il gioco, la droga o l’alcol, fino alle conseguenze estreme e rovinose: enormi sprechi di tempo, di denaro e di salute e distruzione della vita familiare. Si tratta di un vero disturbo ossessivo che spinge la persona che ne è dominata a ripetere la stessa azione in maniera incessante, senza riuscire da sola a bloccare questa necessità.

Come si può pensare di fare per queste persone qualcosa che vada oltre la denuncia del problema o la sua valutazione statistica, segnalando cioè la diffusione di tale fenomeno? Ho avuto modo di conoscere in passato, in America, proprio quando in Italia stava nascendo, l’Associazione degli Alcolisti Anonimi, grazie ai quali un mio parente, negli Stati Uniti, era riuscito ad uscire dall’alcolismo e a rifarsi sia affettivamente (reinserendosi nella sua famiglia) che economicamente (riavviando la sua attività edilizia, prima fallita). So che c’è già in qualche parte l’Associazione “Giocatori Anonimi”, gruppi cioè di persone accomunate dal desiderio di smettere di giocare, che mettono in comune la loro esperienza, forza e speranza, per risolvere il loro problema comune e poi diventano capaci di aiutare altri a recuperarsi dal gioco compulsivo e distruttivo. Si può fare qualcosa a Chioggia, dato che anche qui il ‘fenomeno’ risulta essere diffuso? (+ Adriano Tessarollo)

 

 

dal NUOVA SCINTILLA 39 del 20 ottobre 2013